Transizione energetica, la Grecia raggiunge il 100% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. E l’Italia?

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Il 7 ottobre 2022 rappresenta una data che, probabilmente, entrerà nella storia della transizione energetica. Durante questa giornata, infatti, la Grecia ha coperto il fabbisogno di elettricità esclusivamente tramite fonti rinnovabili per un periodo almeno di cinque ore. Un risultato notevole e certificato dall’azienda ellenica IPTO (Independent Power Transmission Operator) che gestisce la rete di distribuzione di energia elettrica a livello nazionale.

Le fonti rinnovabili sono riuscite a raggiungere un livello record di produzione pari a 3106 MWh, sufficiente a far fronte all’intera domanda nazionale. Questo risultato è il frutto del processo di transizione energetica che la Grecia sta portando avanti con determinazione. Secondo “The Green Tank”, centro studi specializzato in ricerche focalizzate sull’ambiente e sulla sostenibilità, nei primi otto mesi dell’anno, l’energia solare, eolica ed idroelettrica hanno costituito il 46% dell’energy mix produttivo greco, in crescita rispetto al 42% registrato nello stesso periodo del 2021.

“La Grecia sta accelerando nel superamento delle fonti fosssili”

Per Elisabeth Cremona, Energy and Climate Data Analyst di Ember, think tank globale specializzato nel settore energetico, “Le nazioni europee come la Grecia stanno accelerando il passaggio dalle fonti fossili all’energia elettrica generata attraverso le fonti rinnovabili e a basso costo. L’eccezionale risultato raggiunto dallo stato greco dimostra che una rete di distribuzione in cui le fonti rinnovabili formano la maggioranza dell’energia è quasi a portata di mano”, come riporta su Euronews Green. E, nonostante questo traguardo, per Elisabeth “è necessario fare di più per assicurare che le fonti rinnovabili siano in grado di superare e sostituire quelle fossili nel mix produttivo durante l’intero anno”.

Rinnovabili ad almeno il 70% entro il 2030

La Grecia intende più che raddoppiare la capacità installata di fonti rinnovabili, arrivando ad almeno al 70% dell’energy mix entro il 2030, (passando da 10 GW a 25 GW).  Un obiettivo ambizioso e per il quale il governo si propone di attrarre circa 30 miliardi di euro di fondi europei e investimenti privati per aggiornare la propria rete di distribuzione di energia. Numeri che lasciano quindi presagire un avvenire luminoso per la Grecia in ambito energetico e un’evoluzione virtuosa rispetto allo scenario contemporaneo. A causa del conflitto tra Russia e Ucraina, la Grecia ha dovuto ridurre l’approvvigionamento di gas dalla nazione sovietica e incrementare le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL), oltre a ripristinare l’estrazione e l’utilizzo del carbone, rimandando così il processo di decarbonizzazione.

Ad ogni modo, l’esempio sopra indicato dimostra che, attraverso la transizione energetica, i paesi dell’Europa meridionale come Portogallo, Italia, Grecia e Spagna (conosciuti con l’acronimo dispregiativo PIGS), possono avere un’occasione per assumere un ruolo primario nell’ambito dell’innovazione sostenibile.

La situazione italiana

Osservando più da vicino la situazione italiana, rispetto alla Grecia, risulta attualmente difficile coprire, anche se per un intervallo di tempo limitato, il 100% del fabbisogno di elettricità tramite fonti rinnovabili, non solo per ragioni strutturali del mix produttivo, ma anche per un diverso profilo della domanda. Nel 2021, le rinnovabili hanno coperto il 36,4% della domanda elettrica mentre, nel periodo 2014-2020, hanno avuto un picco del 38,6% nel 2014 e minimo del 32,1% nel 2017 (dati elaborati da QualEnergia.it).

Considerato che, nel 2030, il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) prevede per il settore elettrico un target del 55%, mentre il Piano per la Transizione Ecologica del 72% (quest’ultimo include anche un obiettivo del 95-100% nel 2050) è necessario un vero e proprio cambio di passo. In base alle stime presentate sul portale web della Camera dei Deputati, servirebbero 70-75 GW di nuova capacità installata da fonti rinnovabili per l’obiettivo intermedio del 2030 (mentre, al termine del 2019, la potenza efficiente lorda da fonte rinnovabile installata nel Belpaese era complessivamente pari a 55,5 GW).

Per avere un’idea più specifica della progressione che bisogna compiere, nel caso del comparto fotovoltaico, ritenuto il più strategico nel processo di transizione energetica, a fine 2021 si sono raggiunti 22,6 GW installati rispetto a un target di 52 GW al 2030 previsti dal PNIEC. Si dovrebbe quindi arrivare a un ritmo d’installazione medio di 3,67 GW/anno a cominciare dal 2023 per giungere alla soglia indicata nel PNIEC. Tuttavia, nel 2020, il valore è stato di circa 950 MW/anno e, nel 2019, intorno a 750 MW/anno. Una possibile soluzione è data dalla semplificazione degli iter burocratici per accelerare la messa in opera degli impianti fotovoltaici senza consumo di suolo (sostanzialmente sui tetti degli edifici) e a terra. Questi ultimi, però, richiedono un’attenta pianificazione nella scelta dei terreni, privilegiando applicazioni come l’agrovoltaico, capace di creare sinergie tra pratiche agricole e zootecniche con la produzione di energia.

Ci sono comunque segnali incoraggianti per il futuro. Soltanto nei primi sei mesi del 2022, la nuova potenza installata di impianti solari in Italia ha toccato quota 1061 MW. In più, dal 10 al 12 giugno, le energie rinnovabili hanno coperto il 49,9% della domanda elettrica nazionale, sfruttando la combinazione di un’elevata irradiazione solare e di una ventilazione costante (generando 1,2 TWh rispetto a una domanda di 2,4 TWh).

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